Ciao, non scrivo più su questa piattaforma...
Se proprio proprio ti interessa quello che scrivo mi trovi qui:
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Non chiedermi perché... :) arrivederci!
giovedì 8 maggio 2014
mercoledì 9 aprile 2014
Se hai sognato un cappello vuol dire che...
Penso che la smorfia napoletana sia davvero una genialata del genere umano e in fin dei conti potrebbe anche rivelarsi utile per trovare i numeri da giocare al lotto o per interpretare i sogni fatti durante una lunga notte. Ti è mai capitato di sognare un cappello? Ebbene, dovresti sapere che esso rappresenta il numero 1 e che, a seconda del suo aspetto o del contesto, assume svariati significati:
- metterselo = buone soluzioni
- toglierselo = pericolo di sfruttamento
- comprarlo = rapporti sociali armoniosi
- sedervisi sopra = novità in arrivo
- cappello nuovo = diplomazia e astuzia
- cappello vecchio = ristrettezza di vedute
- cappello floscio = incostanza affettiva
- cappello duro = sfruttamento da parenti
- cappello di feltro = ambizione esagerata
- cappello di paglia = allegria in famiglia
- cappello da prete = cattivo umore
- cappello da cacciatore = intraprendenza coraggiosa
- cappello militare = grandi soddisfazioni
- cappello con piume =atteggiamenti aggressivi
- cappello rotto = buone prospettive
- cappello bianco = generose protezioni
- cappello colorato = cambiamenti improvvisi
- cappello grande = entrate di denaro
- cappello piccolo = forte individualità
- cappello da donna = potere di convincimento
- cappello da uomo = facili guadagni
- cappello bagnato = litigio da evitare
In definitiva, io vorrei sognare un GRANDE cappello di PAGLIA su cui SEDERMI SOPRA!
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Ubicazione:
Milano, Italia
giovedì 3 aprile 2014
Il Chullo
Il Chullo, spesso erroneamente noto come cappello nepalese, è un tipo di cappello originario del Perù e della Bolivia, realizzato in lana di vigogna, alpaca o lama. Senza dubbio sono delle specie animali molto rare e quasi mitologiche (ad esempio io non so quante zampe abbia una vigogna), ma si tratta di materiali isolanti che permettono a chi li indossa di affrontare le temperature rigide delle regioni montane che si trovano sulle Ande. Il cappello è un berretto che copre la testa fino alla fronte (fa brutto!), ed è provvisto di due estensioni sui lati che servono a proteggere anche le orecchie, e che in alcuni casi possono essere annodati sotto il mento.
Questo delizioso copricapo è stato persino indossato dal presidente boliviano Evo Morales durante alcune sue visite ufficiali. Non so se sia una moda, o se dipenda dalla banale necessità di coprirsi le orecchie dal freddo, ma ciò è bastato a farmi rendere conto del fatto che il Chullo è un capo interessante da eseguire a mano. Non solo per la presenza dei paraorecchie e per le tecniche richieste, ma proprio per il mix di colori e le numerose fantasie che regalano infinite possibilità espressive a chi si cimenti con l’impresa di realizzare personalmente un Chullo. L’unico vero problema è che risulta difficilissimo comprare uno di questi berretti per chi vive fuori dal continente americano.
mercoledì 2 aprile 2014
Baseball Cap
Probabilmente il mio preferito... Un bel cappello morbido con corona arrotondata e falda rigida sporgente in avanti. Il berretto da baseball rappresenta un accessorio indispensabile per un look sportivo, casual e incredibilmente american style. Le sue origini risalgono al 1860, periodo in cui i giocatori del Brooklyn Excelsiors (squadra newyorkese di baseball) si mettevano in testa degli strani oggetti che assomigliavano ai nostri tanto amati cappellini.
Ideale di giorno per proteggersi dal sole, di sera per darsi un tocco stiloso e in qualsiasi momento se non hai voglia di pettinarti (ad esempio la mattina, quando sei appena sveglio e in super ritardo!).
Suddetti berretti sono normalmente cuciti in sei sezioni e possono avere un bottone ricoperto di tessuto in cima alla corona (chiamato anche squatchee). In alcuni casi, le sezioni posteriori della corona sono realizzati in materiale di maglia a rete per una ventilazione supplementare. La visiera (falda) è tipicamente irrigidita da un pezzo di cartone cucito internamente. Questi cappelli sono realizzati in diversi tipi di materiali e sagomati in vari stili per scopi diversi. #sapevatelo
martedì 1 aprile 2014
L'ultima fatica di Re Giorgio
La bella stagione è alle porte e il caro signor Armani si mette all'opera per proporre un cappello di lusso a tesa stretta, con fascia in gros grain, composto al 100% in carta tessile, con fantasia bicolore e interno sfoderato.
Look accattivante, forse un pò retrò... Mi ricorda tanto gli aperitivi sulle terrazze a picco sul mare, in cui devi stare molto attento alle folate di vento e agli acquazzoni estivi.
Dicono di lui: "Una giacca bianca sembra l’intonazione ideale, per un evento glamour, destinato a chi vuole distinguersi con stile, in un quadro ambientale appropriato a una simile alchimia, adatta soltanto a chi ha in dote un certo aspetto e un adeguato portamento. Altrimenti il rischio è quello di fare brutta figura".
E' qualcosa di chic al punto giusto, ma certe cose bisogna potersele permettere e non è un fatto di soldi. Qui bisogna avere un’eleganza innata per evitare cadute di stile che potrebbero suscitare ilarità.
Per comprarlo servono 300€.
Armani.com ---> take a look!
Ubicazione:
Milano, Italia
lunedì 24 marzo 2014
Un cappello da puffo
Carnevale è già passato da un pezzo, ma esistono alcuni accessori senza tempo e mai fuori moda.
Chi non ha mai desiderato un cappello da puffo?? Un simpaticissimo cappuccio bianco: splendido accessorio per il tuo look da giorno! Considerando poi che si trova facilmente online e a prezzi stracciati che oscillano tra i 3 e 10euro... Insomma, si tratta proprio di un #MustHave. Ideale per la stagione estiva per proteggersi dal sole o da una pioggerella improvvisa, il cappello da puffo di coccola con la sua incredibile morbidezza.
Comprami, io sono in vendita... Cappello da puffo (immagine)
martedì 4 marzo 2014
Charlie Chaplin e la sua bombetta
Ha fatto sorridere milioni di spettatori in tutto il mondo, è il mito della commedia cinematografica in bianco e nero e la sua bombetta è diventata il simbolo della comicità senza tempo! Charlie indossava proprio questo copricapo di feltro rigido e bombato, solitamente di colore nero, che ha conosciuto la sua massima diffusione tra il XIX e il XX secolo. Le origini del cappello risalgono al 1849, a Southwark (nei pressi di Londra), cioè quando al "cappellaio matto" Thomas William Bowler fu commissionato un cappello che fosse attillato e con la corona bassa (al contrario del cilindro fino a quel momento utilizzato) in modo tale da poter praticare la caccia a cavallo senza incappare in rami bassi o fronde che danneggiassero o facessero volare via il cappello. La bombetta, conosciuta nel mondo anche come bowler, derby o bombin, era il simbolo della classe operaia durante l'epoca vittoriana. Solo in seguito, entrò a far parte del dress code da lavoro degli ufficiali delle guardie della regina (God save the queen)... Tuttavia, in quel periodo, il copricapo più elegante rimase comunque il cilindro.
Ma se inizialmente le bombette si pagavano in sterline, oggi quanti euro servono per acquistarne una?
Io direi che con 99€ si può ottenere un bel cappello a bombetta "Bat Masterson Western Bowler Derby Hat" di feltro di lana 100% e con cupola alta 14cm, il tutto rigorosamente made in Italy. E' importante sapere, però, che la maggior parte della produzione viene ormai fatta su richiesta/prenotazione con un'attesa che si aggira indicativamente tra i 15 e i 20 giorni... Dunque muovetevi per tempo se volte godervi la vostra passeggiata a cavallo con un'elegante bombetta sulla testa.
Fonti
- wikipedia.org
- shop online at cappelleriamelegari.com
martedì 25 febbraio 2014
In moto ricorda di indossare sempre il "basco"
Il caro e vecchio basco è un copricapo di panno del tutto privo di falde e visiera. E' realizzato solitamente in maglia di lana, oppure in feltro. È spesso associato all'abbigliamento militare, poiché è proprio in questo campo che viene largamente utilizzato. L'originale basco è di qualità fina di produzione spagnola, o meglio, prodotto da Elosegui, storica azienda cappelliera a Tolosa (nei paesi baschi). I baschi di Elosegui, infatti, sono autentici e vengono prodotti ancora in pura lana con un processo di lavorazione antico, anche se oramai automatizzato (fortunatamente). Il basco è uno dei copricapi popolari più antichi e più utilizzati in tutta Europa: dalle linee semplici, dal prezzo "economico" e del tutto impermeabile, esso riassume ogni caratteristica del perfetto cappello da uomo. Viene proposto con varie larghezze di vuelo, ovvero larghezze del piatto, che vanno dai 24cm ai 34cm, passando dai 27cm che caratterizzano il basco standard. Può, inoltre, presentarsi foderato, sfoderato e in mille varianti cromatiche.
In ambito militare, esso viene fabbricato con tessuti di diversi colori al fine di identificare le varie unità militari che lo adoperano. Di solito vi si appone un ulteriore fregio identificativo. Spesso viene leggermente calcato in cima al capo, e schiacciato solo da un lato (solitamente a destra) fino quasi ad arrivare a contatto con l'orecchio. Ma in generale, qual è il suo vero punto di forza? La praticità d'utilizzo: esso può essere arrotolato e infilato in una tasca, non pesa, non ingombra e si adatta a svariati stili di abbigliamento. In ambito civile, il basco ha spesso un abbellimento, detto purillo, una sorta di "picciuolo" posto al centro del copricapo che è il pizzo finale del filato con cui si è prodotta la maglia poi infeltrita con un procedimento simile alla lana cotta (what??). E i prezzi? Ebbene, online si trova di tutto e le cifre d'acquisto oscillano tra i 15€ e i 60€ (per un Borsalino, ovviamente).
'Accattativillo! Cappello basco (immagine)
Fonti
- Wikipedia.org
- Shop online at cappelleriamelegari.com
venerdì 21 febbraio 2014
E' un Fedora, non chiamatelo Borsalino!
Questo modello, che deve il suo nome alla famosa opera lirica della principessa Fedora di Umberto Giordano (l'interprete femminile principale indossava un copricapo simile), è un classico cappello di feltro soffice incavato nella sua lunghezza. La cupola è a tronco di cono, pizzicottata nella parte anteriore da entrambe le parti e la tesa è di media larghezza (6-8 cm). Solitamente, ha una fascia di stoffa più scura che lo circonda. Inizialmente era usato dalle donne ed era un modello sportivo che andava di gran moda nei primissimi anni del '900. Anche i cappelli simili con una C-crown (cioè una calotta "tondeggiante" in cima alla corona) vengono chiamati Fedora. Da sempre icona di eleganza, questo cappello fu indossato da personaggi del calibro di Al Capone, Humphrey Bogart e, più recentemente, Harrison Ford. Il cappello viene talvolta associato ai gangster e ai detective: nei film di Hollywood degli anni '40 a indossarlo erano solitamente personaggi che interpretavano la parte del duro. L'abito in abbinamento in genere indossato era un trench, rigorosamente scuro. Non dimentichiamo però le apparizioni di questo signor cappello nei film western, nei noir e nelle esibizioni del grande Michael Jackson ("Billie Jean" e "Smooth Criminal").
Bello è bello, elegante è elegante... ma quanto costa un Fedora??
Ebbene, online è disponibile una vasta scelta di tessuti, colori e dettagli pronti a soddisfare qualsiasi richiesta e qualsiasi portafogli. Ad esempio per un Barbisio bisogna sborsare tra i 140€ e i 170€, per un Borsalino i prezzi vanno dai 180€ ai 450€, ma i meno esigenti potranno trovare un bel Fedora anche con somme che si aggirano attorno ai 100€. Inizio a raccogliere i soldini...
Cappello Fedora (immagine)
FONTI
- Wikipedia.org
- Shop online at cappelleriamelegari.com
lunedì 20 gennaio 2014
Colbacco!
Il colbacco, chiamato in russo ušanka (ушанка), è un copricapo prevalentemente militare, ma usato anche in ambito civile, che presenta un bel rivestimento di calda pelliccia e una forma che può essere a tronco di cilindro o di cono. È caratteristico dei popoli del nord (o di quelli più freddolosi) e, durante la storia, è stato adottato anche da alcuni eserciti europei tra cui quello francese, infatti fu anche copricapo dei cacciatori a cavallo della guardia di Napoleone. Nonostante questo, nell'immaginario collettivo l'ušanka resta quasi esclusivamente associato alla divisa dei soldati sovietici della grande Armata Rossa, al popolo russo ed è tuttora considerato un simbolo nazionale della Russia. Il colbacco è un capello esclusivamente invernale e solitamente può essere di tre colori, nero, grigio e bianco. La variante in bianco aiuta a mimetizzarsi nella neve e, in situazioni di guerra, a non farsi vedere dai nemici (molto utile direi). Il colbacco scuro, invece, è indossato sia dai civili che dai militari. L'origine del nome deriva dal turco kalpak, cioè "berretto di pelliccia", infatti questo copricapo è rivestito di pelo di foca/lupo/orso e presenta un tondino di pelle nera nella parte superiore. Indubbiamente il colbacco rappresenta oggi un accessorio davvero glamour e un'ottima soluzione contro il freddo, ma attenzione a non esagerare con grandezze o colori per non apparire bizzarri e ricordate di portare pazienza per i capelli completamente schiacciati una volta tolto il cappello.
Cappello Colbacco (immagine)
Cappello Colbacco (immagine)
FONTI
- Wikipedia.org
- Treccani.it
mercoledì 15 gennaio 2014
Béton-Ciré @ White Milano
Lo scorso weekend (11-13 Gennaio) si è tenuto a Milano il "White Trade Show" in occasione della MenFashionWeek2014. Ben 150 espositori internazionali in vetrina hanno dato vita a una fiera internazionale di moda contemporanea. L’edizione è stata dedicata alle collezioni uomo e alle pre-collezioni donna per l'autunno-inverno 2014/2015. La mostra, inoltre,
prevedeva contenuti inediti sviluppati su sette aree tematiche, che hanno
incontrato l’approvazione dei buyer internazionali. In tutto ciò, io son riuscito a intrufolarmi all'evento in qualità di collaboratore dell'agenzia che ha gestito la comunicazione e la promozione dell'evento sul web. Facendo parte dello staff, potevo dunque gironzolare liberamente tra i vari stand a caccia di nuove tendenze e, soprattutto, alla ricerca di nuovi cappelli. In particolare, un brand (che ancora non conoscevo) ha attirato il mio interesse: si tratta di Béton-Ciré, una collezione semplice ma che non passa di certo inosservata.
A metà strada tra una cuffia e un cappuccio, l'originale cappello da marinaio viene rivisitato e riprodotto a mano direttamente in Francia, creando una versione denim per un look decisamente urbano. Il dettaglio principale è, senza dubbio, la cinghia regolabile in pelle posta sul retro. Questa linea di cappelli è disponibile in diverse colorazioni e ha assolutamente tutte le carte in regola per diventare un'icona di moda "cappellaia" (in poche parole, accetto volentieri uno di questi in regalo).
FONTI
venerdì 10 gennaio 2014
Ti hanno mai spiegato che...
Il cappello è costituito solitamente da una tesa, detta anche visiera o falda, e
dalla cupola, chiamata anche corona. La tesa copre la base della cupola, ovvero la parte
del cappello a forma di calotta ovale oppure tronco-conica (a forma di cono senza punta, per intenderci). La tesa, inoltre, può essere piana o incurvata e con o senza bordura. Il termine visiera si utilizza maggiormente per indicare
la parte sporgente di alcuni tipi di cappello, solitamente quelli
sportivi. Ritornando a parlare della
cupola, questa può anche recare 2 o 4 pizzicotti, essere
incavata nella sua lunghezza o presentare una convessità (in tal caso si parla di C-crown). Alla base esterna della cupola può essere presente una fascia
(nastro, cinturino o puggaree) di seta pesante, gros-grain o
pelle, che può essere allacciata con un nodo o fiocco (rigorosamente sul lato sinistro); alla base interna della
cupola, invece, può essere cucito un nastro di cuoio o stoffa. Inoltre, l'interno della cupola può essere foderato con stoffa anche nel caso in cui si trattasse di un cappello
invernale. Svariati sono i materiali adatti a fabbricare un cappello, ma quello universalmente utilizzato è il feltro. Nonostante la sua primitiva funzione di protezione e copertura del capo, il cappello rappresenta oggi un forte simbolo sociale e una consolidata icona di moda.
FONTI
giovedì 9 gennaio 2014
Toglietemi tutto, ma non il mio Trilby
Un Trilby è un cappello di feltro a tesa stretta . Storicamente considerato come il cappello preferito dall'uomo ricco, è
talvolta chiamato "trilby marrone" poichè in Inghilterra spesso appariva in questa variante cromatica alle corse di cavalli. La Lock & Co. Hatters descrive il Trilby come "a shorter [narrower] brimmed hat which is angled down [snapped down] at the front and slightly turned up at the back".
Il nome del cappello deriva dall'adattamento teatrale del romanzo Trilby di George du Maurier del 1894: un cappello di questo modello fu indossato durante la prima messa in scena londinese dello spettacolo, e da allora venne ad essere prontamente chiamato cappello Trilby. Come vorrebbe la tradizione, tale cappello è fatto da pelo di coniglio feltro, ma spesso si trova in altri materiali quali il tweed, la paglia, la lana o il nylon. Il Trilby ha raggiunto il suo apice di popolarità durante gli anni '60, per poi essere considerato fuori moda già appena un decennio più tardi. Ad oggi, il Trilby rappresenta un tocco di classe e un'icona di moda retrò.
Cappello Trilby (immagine)
Il nome del cappello deriva dall'adattamento teatrale del romanzo Trilby di George du Maurier del 1894: un cappello di questo modello fu indossato durante la prima messa in scena londinese dello spettacolo, e da allora venne ad essere prontamente chiamato cappello Trilby. Come vorrebbe la tradizione, tale cappello è fatto da pelo di coniglio feltro, ma spesso si trova in altri materiali quali il tweed, la paglia, la lana o il nylon. Il Trilby ha raggiunto il suo apice di popolarità durante gli anni '60, per poi essere considerato fuori moda già appena un decennio più tardi. Ad oggi, il Trilby rappresenta un tocco di classe e un'icona di moda retrò.
Cappello Trilby (immagine)
FONTI
mercoledì 8 gennaio 2014
Il cappello di Panamà
Perché un cappello inventato e creato in Ecuador divenne famoso in tutto il mondo con il nome Panama?
Ebbene... Nel 1835 un certo Manuel Alfaro emigrò dalla Spagna all'Ecuador,
per stabilirsi nel piccolo paese di Montecristi, cittadina ubicata in
cima ad una collina e cullata dai venti oceanici. A Montecristi i cappelli in paglia già si producevano, ma Manuel Alfaro decise
di tuffarsi nel business, riorganizzandone la produzione meglio di
chiunque altro. Inoltre, a poche centinaia di miglia a nord dell'Ecuador era
situata la più sottile linea di terra che separava l'Oceano Atlantico da
quello Pacifico: Panama, centro propulsore di traffico, commercio e
turismo. L'intuito di Alfaro di esportare i suoi cappelli in questo
florido istmo fu la svolta geniale che portò ad un successo immediato.
In breve tempo la moda divampò... la voce si sparse e alla domanda <<Dove
hai preso questo cappello?>> la gente rispondeva <<A Panama!>>, senza
sapere che l'idea arrivava invece dal cuore dell'Ecuador. I Panama, oltre a diventare simbolo dei pionieri californiani
affetti dalla febbre dell'oro, attraversarono con successo gli
oceani e si racconta che lo stesso Napoleone, durante la sua lunga
permanenza forzata a Sant'Elena, scelse di scambiare il suo cappello
nero da conquistatore con uno splendido e candido Montecristi che non
lasciò mai più. Ma fu con l'esposizione universale a Parigi del 1855,che
il mondo intero conobbe il Panama come icona della nuova
moda.
FONTI
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