lunedì 20 gennaio 2014

Colbacco!

Il colbacco, chiamato in russo ušanka (ушанка), è un copricapo prevalentemente militare, ma usato anche in ambito civile, che presenta un bel rivestimento di calda pelliccia e una forma che può essere a tronco di cilindro o di cono. È caratteristico dei popoli del nord (o di quelli più freddolosi) e, durante la storia, è stato adottato anche da alcuni eserciti europei tra cui quello francese, infatti fu anche copricapo dei cacciatori a cavallo della guardia di Napoleone. Nonostante questo, nell'immaginario collettivo l'ušanka resta quasi esclusivamente associato alla divisa dei soldati sovietici della grande Armata Rossa, al popolo russo ed è tuttora considerato un simbolo nazionale della Russia. Il colbacco è un capello esclusivamente invernale e solitamente può essere di tre colori, nero, grigio e bianco. La variante in bianco aiuta a mimetizzarsi nella neve e, in situazioni di guerra, a non farsi vedere dai nemici (molto utile direi). Il colbacco scuro, invece, è indossato sia dai civili che dai militari. L'origine del nome deriva dal turco kalpakcioè "berretto di pelliccia", infatti questo copricapo è rivestito di pelo di foca/lupo/orso e presenta un tondino di pelle nera nella parte superiore. Indubbiamente il colbacco rappresenta oggi un accessorio davvero glamour e un'ottima soluzione contro il freddo, ma attenzione a non esagerare con grandezze o colori per non apparire bizzarri e ricordate di portare pazienza per i capelli completamente schiacciati una volta tolto il cappello. 
Cappello Colbacco (immagine)



FONTI
- Wikipedia.org
- Treccani.it

mercoledì 15 gennaio 2014

Béton-Ciré @ White Milano

Lo scorso weekend (11-13 Gennaio) si è tenuto a Milano il "White Trade Show" in occasione della MenFashionWeek2014. Ben 150 espositori internazionali in vetrina hanno dato vita a una fiera internazionale di moda contemporanea. L’edizione è stata dedicata alle collezioni uomo e alle pre-collezioni donna per l'autunno-inverno 2014/2015. La mostra, inoltre, prevedeva contenuti inediti sviluppati su sette aree tematiche, che hanno incontrato l’approvazione dei buyer internazionali. In tutto ciò, io son riuscito a intrufolarmi all'evento in qualità di collaboratore dell'agenzia che ha gestito la comunicazione e la promozione dell'evento sul web. Facendo parte dello staff, potevo dunque gironzolare liberamente tra i vari stand a caccia di nuove tendenze e, soprattutto, alla ricerca di nuovi cappelli. In particolare, un brand (che ancora non conoscevo) ha attirato il mio interesse: si tratta di Béton-Ciré, una collezione semplice ma che non passa di certo inosservata.


A metà strada tra una cuffia e un cappuccio, l'originale cappello da marinaio viene rivisitato e riprodotto a mano direttamente in Francia, creando una versione denim per un look decisamente urbano. Il dettaglio principale è, senza dubbio, la cinghia regolabile in pelle posta sul retro. Questa linea di cappelli è disponibile in diverse colorazioni e ha assolutamente tutte le carte in regola per diventare un'icona di moda "cappellaia" (in poche parole, accetto volentieri uno di questi in regalo).


FONTI

venerdì 10 gennaio 2014

Ti hanno mai spiegato che...

Il cappello è costituito solitamente da una tesa, detta anche visiera o falda, e dalla cupola, chiamata anche corona. La tesa copre la base della cupola, ovvero la parte del cappello a forma di calotta ovale oppure tronco-conica (a forma di cono senza punta, per intenderci). La tesa, inoltre, può essere piana o incurvata e con o senza bordura. Il termine visiera si utilizza maggiormente per indicare la parte sporgente di alcuni tipi di cappello, solitamente quelli sportivi. Ritornando a parlare della cupola, questa può anche recare 2 o 4 pizzicotti, essere incavata nella sua lunghezza o presentare una convessità (in tal caso si parla di C-crown). Alla base esterna della cupola può essere presente una fascia (nastro, cinturino o puggaree) di seta pesante, gros-grain o pelle, che può essere allacciata con un nodo o fiocco (rigorosamente sul lato sinistro); alla base interna della cupola, invece, può essere cucito un nastro di cuoio o stoffa. Inoltre, l'interno della cupola può essere foderato con stoffa anche nel caso in cui si trattasse di un cappello invernale. Svariati sono i materiali adatti a fabbricare un cappello, ma quello universalmente utilizzato è il feltro. Nonostante la sua primitiva funzione di protezione e copertura del capo, il cappello rappresenta oggi un forte simbolo sociale e una consolidata icona di moda.

FONTI

giovedì 9 gennaio 2014

Toglietemi tutto, ma non il mio Trilby

Un Trilby è un cappello di feltro a tesa stretta . Storicamente considerato come il cappello preferito dall'uomo ricco, è talvolta chiamato "trilby marrone" poichè in Inghilterra spesso appariva in questa variante cromatica alle corse di cavalli. La Lock & Co. Hatters descrive il Trilby come "a shorter [narrower] brimmed hat which is angled down [snapped down] at the front and slightly turned up at the back".

Il nome del cappello deriva dall'adattamento teatrale del romanzo Trilby di George du Maurier del 1894: un cappello di questo modello fu indossato durante la prima messa in scena londinese dello spettacolo, e da allora venne ad essere prontamente chiamato cappello Trilby. Come vorrebbe la tradizione, tale cappello è fatto da pelo di coniglio feltro, ma spesso si trova in altri materiali quali il tweed, la paglia, la lana o il nylon. Il Trilby ha raggiunto il suo apice di popolarità durante gli anni '60, per poi essere considerato fuori moda già appena un decennio più tardi. Ad oggi, il Trilby rappresenta un tocco di classe e un'icona di moda retrò.
Cappello Trilby (immagine)



FONTI



mercoledì 8 gennaio 2014

Il cappello di Panamà

Perché un cappello inventato e creato in Ecuador divenne famoso in tutto il mondo con il nome Panama?
 


 
Ebbene... Nel 1835 un certo Manuel Alfaro emigrò dalla Spagna all'Ecuador, per stabilirsi nel piccolo paese di Montecristi, cittadina ubicata in cima ad una collina e cullata dai venti oceanici. A Montecristi i cappelli in paglia già si producevano, ma Manuel Alfaro decise di tuffarsi nel business, riorganizzandone la produzione meglio di chiunque altro. Inoltre, a poche centinaia di miglia a nord dell'Ecuador era situata la più sottile linea di terra che separava l'Oceano Atlantico da quello Pacifico: Panama, centro propulsore di traffico, commercio e turismo. L'intuito di Alfaro di esportare i suoi cappelli in questo florido istmo fu la svolta geniale che portò ad un successo immediato. In breve tempo la moda divampò... la voce si sparse e alla domanda <<Dove hai preso questo cappello?>> la gente rispondeva <<A Panama!>>, senza sapere che l'idea arrivava invece dal cuore dell'Ecuador. I Panama, oltre a diventare simbolo dei pionieri californiani affetti dalla febbre dell'oro, attraversarono con successo gli oceani e si racconta che lo stesso Napoleone, durante la sua lunga permanenza forzata a Sant'Elena, scelse di scambiare il suo cappello nero da conquistatore con uno splendido e candido Montecristi che non lasciò mai più. Ma fu con l'esposizione universale a Parigi del 1855,che il mondo intero conobbe il Panama come icona della nuova moda. 
 
 
FONTI